“Scrivo mentalmente” intervista di Tiziana Fraterrigo
“Scrivo mentalmente” intervista di Tiziana Fraterrigo su Blogger Distinto.
Federico Scarioni, scrittore, me lo immagino riservato ed introverso con la penna sempre a portata di mano e con l’aria trasecolata dalle vicende della vita. “Non sono uno scrittore di genere. Scrivo, per necessità creativa, storie contemporanee”. Questo bisogno è conforme all’umiltà di porgere al pubblico esperienze e storie a tratti visionarie e controcorrente. Federico non urla mai, scava con sapienza profili umani.
Suoi lavori come “Il dinosauro di plastica”, “BETSY. Un romanzo pulp” tradotti in più lingue fino alla collaborazione con Omar Pedrini per “Cane sciolto”, biografia di una rockstar. A breve una raccolta di racconti “14 ore a Natale”.
Lo scambio di battute con Federico è un dialogo sereno, senza la sofisticazione del ruolo, giovane e ottimista. Rileggendo l’intervista tutto è a posto, come aprire la porta sulla vera umanità.
Articolo leggibile a QUESTO LINK: https://bloggerperungiorno.wordpress.com/2018/01/13/1108/
1) Federico facciamo che ti rivolgo la prima domanda chiedendoti di presentarti con sintesi, ironia e piglio italiano.
Scrivo i miei libri senza guardare la tastiera del computer, è un automatismo, dormo poco la notte per cercare di fare più cose possibili, la domenica non mi alzerei mai dal letto, se potessi scegliere il luogo dove esalare l’ultimo respiro sceglierei Genova, mentre mangio le trofie al pesto, la focaccia e sento il vociare dei gabbiani, non conosco sentimenti come l’invidia e l’odio che noto invece essere molto frequenti negli ultimi anni tra le persone, amo i cani Setter perché quando guardano il tramonto si commuovono.
2) Perché tutti scrivono? Soprattutto, perché è considerato un mestiere?
È vero, in tanti oggi scrivono, ci sono anche più mezzi per farlo. Però non mi sembra una cosa negativa, anzi. Penso che esprimersi, con qualsiasi arte, sia una cosa bella e fondamentale per l’animo umano, che faccia del bene a chi la fa, che ti migliora in generale come persona. Questa tua domanda mi fa venire in mente una frase di Benedetto Croce, che Fabrizio De André ricalca in una sua intervista: “Fino a diciotto anni tutti scrivono poesie; dopo, possono continuare a farlo solo due categorie di persone: i poeti e i cretini”. Mi piace pensare che, chi continua a scrivere dopo gli impeti adolescenziali, sia un po’ poeta un po’ folle, uomini che sanno ancora innamorarsi della vita, nonostante tutto. Sarebbe auspicabile che in Italia tanti scrittori riuscissero a diventare professionisti facendolo di mestiere, dando da mangiare alle proprie famiglie con i proventi, ma il nostro è un mercato troppo piccolo e con pochi lettori, è veramente difficile. Personalmente credo che non sarei in grado di fare lo scrittore di mestiere. Perché se una cosa la fai per lavoro finisci immancabilmente a valutare dei compromessi, rispettare dei tempi di consegna, essere angosciato dalle scadenze, invece se sei libero puoi scrivere quello che vuoi, e la libertà artistica sta alla base del mio processo creativo. Quando ho studiato filosofia ricordo di aver letto da qualche parte che una religione, o forse una teoria filosofica religiosa (forse legata all’ebraismo, ma non vorrei sbagliarmi) invitava anche gli intellettuali e gli artisti ad occuparsi di attività pratiche, questo perché ne avrà beneficio l’anima e l’attività artistica stessa. Nel mio caso, avendo sempre dovuto conciliare lavoro e scrittura, ormai vivo la mia arte in maniera disordinata e non saprei abituarmi diversamente, scrivo di notte quando la mia famiglia dorme, oppure nel weekend, ma prevalentemente su ispirazione. Poi avendo poco tempo a disposizione mi sono abituato a “scrivere mentalmente”, dopodiché la scrittura, quella nell’atto pratico intendo, mi viene abbastanza fluida e veloce.
3) Sei italiani su dieci non leggono. Leggere rende migliori o più intelligenti?
Sicuramente migliori. Migliora te stesso, ti rende positivo, migliora le persone che ti stanno attorno e quindi di conseguenza la società. Lo sosteneva Giangiacomo Feltrinelli, un gigante, quando diceva che il grado di cultura di un popolo si misura anche dalle letture che fa. Più intelligenti non saprei, forse puoi aumentare la tua intelligenza leggendo manuali tecnici o di strategie legate allo sviluppo celebrale, anche se non ci sono studi scientifici in merito, almeno credo, non vorrei dire una stupidaggine.
4) La tua pubblicazione preferita?
Se intendi una mia pubblicazione non saprei darti un giudizio, perché le amo tutte indistintamente, scrivere per me è come affrontare un parto, con tutto il rispetto per una pratica femminile che non conosco, forse un paragone più adatto è quello di fare un tatuaggio, indelebile inchiostro sulla pelle, che ti ricorda per sempre qualcosa di significativo. Di certo l’ultima, Cane sciolto la rock biografia di Omar Pedrini, è stata la pubblicazione che mi ha dato più soddisfazioni in termini artistici e di visibilità, ma questo tutto grazie ad Omar e alla sua notorietà nel mondo culturale e anche mediatico. Mentre BETSY, il mio libro pulp, purtroppo me lo sono goduto a metà perché è stato pubblicato in un momento particolare della mia vita, molto confuso. Ma le emozioni del primo libro non si scordano mai, Il dinosauro di plastica, nato da un sogno in una casa di montagna.
Se intendi la pubblicazione di altri potrei dirti così su due piedi Rabbia di Chuck Palahniuk o Il conto dell’ultima cena di Andrea G. Pinketts, per citarne due che mi vengono in mente ora, ma di libri che amo ce ne sono tantissimi, per stare in tema di biografie ti cito Open di Andre Agassi, che in tanti (e sono lusingato) hanno paragonano al nostro Cane sciolto, che auguro avere la stessa fortuna.
5) Poi c’è questa magnifica avventura con Omar Pedrini, un viaggio durato due anni raccogliendo fatti e personaggi della vita di una rockstar. Com’è avvenuto questo incontro?
Stimavo Omar come artista trasversale e il suo impegno nel mondo artistico a tutto tondo; poi, un giorno, mi ha fatto dono della prefazione per il mio primo libro, Il dinosauro di plastica, che poi è stato tradotto anche in lingua francese. Da lì è nata un’amicizia virtuale. Quando, abbracciato alla sua meravigliosa figlia EmmaD’aria, vedeva in televisione il cartone animato Peppa Pig, dove c’è un personaggio che vuole sempre stare con il suo dinosauro di plastica e ripete sempre “dinosauro, dinosauro”, ricevevo da Omar dei messaggini dove mi diceva che mi stava pensando, molto probabilmente perché associava mentale il dinosauro del cartone animato con il titolo del mio libro. Lo consideravo un approccio tenero, carino e rispettoso e mi metteva positività addosso. Soprattutto perché la mia autostima letteraria in quel periodo, dopo l’insuccesso editoriale di BETSY, era pari a 0. Stavo pensando di rinunciare a scrivere, ero distrutto mentalmente. Poi ci siamo conosciuti e abbiamo deciso di fare questa pazzia beat chiamata Cane sciolto, Omar mi ha fatto tornare la voglia di scrivere, gliene sono riconoscente. Poi, col tempo, è nata un’amicizia oltre che una collaborazione artistica molto intensa.
6) Cosa avete in comune tu ed Omar? Vorresti raccontare anche qualche aneddoto
Che siamo entrambi anarchici pacifisti, amanti dell’arte, ma soprattutto idealisti, crediamo ancora che l’arte possa salvare il mondo. Stando in giro assieme per così tanto tempo abbiamo vissuto tante avventure ed esperienze al limite del surrealismo. Ci siamo un po’ trasformati a vicenda, condizionando il modo di vivere e contaminandoci vicendevolmente, subendo quasi una metamorfosi, io che piano piano mi trasformo in rock star e lui che diventa scrittore. Poi ti posso dire questo: io, per esempio, mi altero quando sono alla guida e vedo i numerosi cartelli stradali inutili che deturpano il meraviglioso paesaggio italiano e ogni volta che siamo in auto glielo faccio notare. Lui invece, durante le nostre numerose soste in autogrill mi fa notare quanta cioccolata ci sia negli scaffali, testimone forse di un fabbisogno energetico (o magari come antidoto all’infelicità) di cui necessitano gli italiani. Ora entrambi odiamo questi aspetti dell’altro perché ce li siamo incollati addosso vicendevolmente, nel senso che Omar adesso non riesce più a fare a meno di guardare un paesaggio senza farsi condizionare dalla bruttezza dei cartelli stradali, mentre io ogni volta che entro in autogrill faccio caso a tutto il cioccolato in esposizione (e mi viene il voltastomaco perché non mi piacciono i dolci).
7) I lettori scelgono gli autori maschili o femminili? Credi che in questo campo sia imperante la differenza di genere?
Non saprei dirti ma è una bella domanda che mi ha fatto riflettere. Sicuramente so che statisticamente ci sono più lettori donne che uomini, ma non saprei dirti se ci sono più scrittori uomini o donne, probabilmente uomini, ma è una supposizione. Pensando alle mie letture mi rendo conto ora con la tua sollecitazione di aver letto il 90% di autori maschili, collocati soprattutto nell’ambito della letteratura post moderna americana. Ma forse questo è dovuto al fatto che quel genere letterario è stato soprattutto esplorato da autori maschili che però, grazie a una donna, l’immensa Fernanda Pivano, abbiamo avuto la possibilità di conoscere nelle sue memorabili traduzioni. Comunque amo molto le autrici femminili e la loro estrema sensibilità, come Amelie Nothomb e Ágota Kristóf. Ad ogni modo cercherò di colmare questo divario impegnandomi a leggere più scrittrici femminili.
8) La tua prossima pubblicazione è già pronta?
Sì, ho scritto una raccolta di racconti strutturata in maniera romanzesca chiamata “14 ore a natale”, e l’ho consegnata esattamente alle 10.00 del mattino del 24 dicembre 2017, proprio 14 ore a natale, ai principali editori con cui lavoro. Ma nessuno ha il coraggio di pubblicarla e io li capisco, ci scherziamo su, la mia storia è surreale e tocca temi che infastidiscono il buon costume. E in Italia, si sa, siamo ancora ancorati alle storie neorealiste, romantiche, e siamo molto limitati da certi tabù. Quindi non so se questo lavoro sarà mai pubblicato, magari penserò a un’edizione speciale di bassa tiratura nel mercato delle bancarelle, che è a mio avviso un mercato indipendente molto affascinante. Poi ho ricevuto altre due proposte di biografie e le sto valutando; purtroppo, non riuscendo a lavorare su commissione, devo amare il progetto, capirne lo scopo, lasciarmi trasportare. Se non avviene la magia, non riesco a scrivere. Quando mi hanno chiesto di fare il ghostwriter per alcuni autori, non ci sono riuscito, ho gettato la spugna. Infine ho un sogno, scrivere qualcosa su De André, un autore che ha influenzato profondamente la mia vita artistica da adolescente e il mio modo di pensare libero, ma questo rimane nel cassetto dei desideri anche perché sul Faber è stato scritto davvero molto e, se mai farò un lavoro su di lui, voglio tentare di farlo in maniera originale ma allo stesso tempo rispettosa.
9) In questo momento in cui tutti pensano di essere degli esperti politici, cosa serve all’Italia per essere di nuovo grande?
Ti confesso che una delle mie passioni è proprio la politica, sono stato militante e ho anche ricoperto incarichi pubblici. Io credo che l’Italia per ripartire abbia bisogno di tre cose. Innanzitutto una riforma economica che si dovrebbe concretizzare attraverso l’abbassamento della tassazione che ha raggiunto oggi dei livelli insostenibili, per far ripartire i mercati, le aziende e i piccoli commercianti, dando fiducia a consumatori e investitori. La seconda cosa è una riforma sociale, ma pur sempre legata all’economia, come il reddito di cittadinanza. La terza sfida è sul settore delle energie, perché con le risorse energetiche (parlo del sole) che possiamo sfruttare nel nostro paese potremmo essere tranquillamente autosufficienti ed esportare energia. Mi fermo qui perché mi sento un po’ retorico, mi sono accorto di aver detto tre cose che i leader politici stanno ripetendo fino alla nausea in vista della campagna elettorale, e che probabilmente una volta eletti si dimenticheranno, però sono cose a cui credo. Siamo un grande paese, ci meritiamo molto.
10) Un pensiero che vorresti esprime senza che ti rivolga una domanda.
Mi cogli impreparato perché in questo momento ho tanti pensieri per la testa. Ma in questo preciso istante sono felice perché sto scrivendo questo articolo per il tuo blog alle 3 di notte in un hotel in Puglia e sento l’odore fresco del mare, sto facendo le cose che mi piacciono. Quindi vorrei dire a tutti i ragazzi, giovani, che vogliono seguire un sogno, di farlo, di non smettere mai di sognare.
Grazie Federico.